Oltre che un libro maestoso, “Conversazioni con Dio” di Neale Donald Walsch è un film pieno zeppo di visioni che infondono speranza e grondano gratitudine, un inno che vibra ad alte quote. Un film che adoro, anche se riconosco che i suoi insegnamenti non sono semplici da calare nel proprio vissuto, quando magari gli affari vanno storti, le relazioni vacillano e la salute indietreggia.
Ma c’è un messaggio che forse più di tutti gli altri può guidare chi lo ascolta in un cambiamento concreto, una via maestra da seguire. Ed è la via dell’umiltà. La si ritrova tanto nei momenti di disgrazia (o, potremmo definirla, di massimo apprendimento, o, ancora, di purificazione) di Neale, quanto in quelli di fama e successo. Ed è soprattutto alla fine del film che questa qualità si manifesta in tutto il suo potere trasformatore, quando finalmente si rivela il senso del ricordo d’infanzia assillante che insegue l’autore in tantissime scene del film. Ciò che la madre gli aveva detto tanti anni addietro, tenendogli con dolcezza le sue tenere mani di bambino, era una vera e propria condanna a vita: “Mi dispiace. Tu non amerai mai nessuno”.
Sono stati spesi milioni di parole per avvisare i genitori sul loro potere di influenzare il futuro dei bambini, soprattutto nei primi sette anni di vita. I bambini assorbono senza filtri tutto ciò che le loro figure di riferimento manifestano, sotto forma di comportamenti, parole e addirittura pensieri. Una frase come quella rivolta dalla madre al piccolo Neal diventa un destino irrimediabilmente segnato. Schiere di educatori polemici si affrettano ad additare gli errori dei genitori inconsapevoli, ma, se non andiamo oltre il loro j’accuse, rischiamo di dimenticarci il ruolo del bambino come essere senziente, che ha un proprio percorso di vita e di apprendimento delle più alte (e talvolta dure) lezioni. Focalizzando tutti i problemi sui genitori inconsapevoli e/o “cattivi” rischiamo di influenzare gli adulti che siamo diventati, fornendoci, di fronte ai nostri insuccessi, la più gettonata delle scuse: “Non è colpa mia, sono stati i miei genitori…”.
Ma la scelta di Neale è esemplare: seppure in età piuttosto avanzata, oltre i cinquant’anni, ha capito che ignorare un destino potenzialmente già segnato e seguire la voce di Dio, il suo Sé più alto, la sua vera essenza, lo avrebbe portato dritto dritto alla felicità. Il potere di quella voce era infinito in confronto all’influenza esercitata dalla madre. Ed è così che è accaduta la trasformazione alchemica del piombo in oro, di una vita votata al tradimento e alle delusioni in un’esistenza dedicata a manifestare Dio. È per questo che il Neale maturo ha potuto recarsi sulla tomba della defunta genitrice e onorarla con benevolenza: “Avevi ragione su di me, mamma… ma sto imparando!”.
L’umiltà più profonda spazza via ogni retaggio del passato, annulla ogni vincolo e predispone all’abbandono fiducioso nelle mani di Dio.
Grazie Neale.
Ecco il film completo in italiano, buona visione!
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