
Quanto ho sofferto, negli anni, la mancanza d’aria dietro le mie maschere!
Da bambina, da adolescente e da ragazza mi sentivo imprigionata dietro sbarre invisibili, che limitavano i miei movimenti nello spazio, le espressioni del mio volto, le mie possibilità di parola e addirittura di pensiero. Mi sentivo completamente insoddisfatta e inappagata, percepivo la mia essenza soffocata…
Ho sofferto così tanto in quegli anni che, in qualche modo, aiutare le persone a liberarsi dalle maschere, uscendo dalle prigioni costruite con le proprie mani, è diventata parte essenziale della mia missione!
Come sono evasa dalle “mie prigioni”
Per evadere dalle mie carceri personali ho cercato chiavi e vie di fuga… finché ho trovato la via di uscita, anche abbastanza presto, tanto era il desiderio intimo di creare un nuovo spazio vitale in me!
La porta, in realtà, era sempre stata aperta… ma nessuno me l’aveva mai indicata prima: era la ricerca spirituale.
Fra le mie prime esperienze, ho incontrato il teatro sciamanico, che mi ha portata a conoscere parti di me che non avrei mai immaginato, e a vivere vite che avevo solo idealizzato!
Ho scavato nelle mie profondità, scoprendo di essere molto più di quello che pensavo: e non ti sto dicendo che mi sono ritrovata “molto più bella e potente”, come tanti guru e maestri promettono, ma anche “molto più brutta e impotente”!
Infatti, ho indagato i miei lati ombra, li ho messi in scena nella vita di ogni giorno, mi ci sono incagliata e ho continuato a soffrire. Ma, nello stesso tempo, ho visto prendere magicamente forma i miei ideali più nobili, li ho vissuti e ho conosciuto l’estasi.
Sono stati dieci anni magici e al tempo stesso infernali. La magia accade quando sollevi il velo di Maia e scorgi, dietro le maschere, la tua essenza e quella di chi ti sta accanto. L’inferno accade quando ti accomodi in certezze che cozzano con il fluire della vita e ti crei nuove illusioni, confondendo le maschere con l’essenza.
L’uso consapevole delle maschere
In quale relazione stanno, dunque, maschere ed essenza? Che cosa succede quando hai trovato la tua essenza? Che cosa accade quando lasci cadere le maschere? Come possiamo liberarci dalle maschere?
Facciamo un passettino indietro e cerchiamo di scoprirlo insieme!
Ogni giorno indossiamo maschere diverse, adatte ai ruoli che rivestiamo, al carattere che personifichiamo, alle paure che vogliamo coprire. Se non ne siamo consapevoli, a un cento punto finiamo per sentire il volto incollato alla protezione che ci siamo creati, fino a perdere la percezione del nostro sé autentico, che si fonde e si confonde con i lineamenti della maschera.
Immagina di truccarti ogni mattina, al risveglio, con un trucco pesante, ricoprendo ogni millimetro del tuo viso con uno spesso strato di fondotinta, le palpebre con diverse spennellate di ombretto, le ciglia con strati di mascara e la bocca impregnata di rossetto. Se ti abitui a vederti così e solo così, prima o poi perderai il contatto con il tuo vero volto, con il colore del tuo incarnato, con il turgore delle tue labbra pure, con la limpida espressione dei tuoi occhi.
“Quindi non dovrei truccarmi?” potresti legittimamente chiederti…
No, non è questo il punto a cui ti voglio portare quando ti dico che puoi liberarti dalle maschere!
È vero che ci sono correnti della ricerca spirituale che incitano a togliere ogni schermo e a manifestare a chiunque il proprio sé autentico. Ma c’è un passaggio intermedio, ed è l’uso consapevole delle maschere.
Non potrò mai dirti di toglierti la maschera di fronte al tuo datore di lavoro se senza ti senti nudo/a e fragile e non sai sostenerti. E nemmeno di dire tutto quello che pensi di lei alla tua amica, se temi di perdere la sua amicizia e non fossi in grado di destreggiarti nello smarrimento.
C’è un passaggio intermedio, ti dicevo, e consiste nello scegliere e indossare con consapevolezza le maschere. Come per ogni strumento, anche la maschera non è né buona né cattiva, è l’uso che fa la differenza!
Gurdjieff, un Uomo con le maschere
Il mistico armeno Gurdjieff si presentava in società dietro tantissime maschere: dal venditore di tappeti, al conferenziere, al contrabbandiere, ecc. La prima metà del Novecento sottopose la popolazione europea a prove molto difficili: Gurdjieff, lasciata la sua patria, si ritrovò in Russia per poi fuggire dalla rivoluzione bolscevica e ritrovarsi in una Parigi dilaniata dalla seconda guerra mondiale. Ma, fra una maschera e l’altra, utile a divincolarsi fra tante complessità, rimaneva un mistico.
Come faceva?
Recitava le maschere che gli servivano a seconda dei contesti e delle situazioni. Non diventava né il venditore di tappeti, né il conferenziere, né il contrabbandiere.
Al massimo usava definirsi maestro di danze, perché le danze sacre che raccolse in giro per il mondo e tramandò furono il fulcro pratico del suo insegnamento.
Rifiutando ogni etichetta, voleva mettere l’attenzione sul suo essere Uomo. Un Uomo realizzato nelle sue piene potenzialità, in maniera armoniosa.
Scegli la tua maschera e sarai libero!
Comprendi che la maschera è soltanto un mezzo per esprimere e soddisfare una serie di istanze? Il mezzo è sempre neutro. Puoi scegliere di diventarne schiavo, e quindi soccombere alle esigenze del ruolo che stai svolgendo, oppure di mantenerlo un semplice mezzo, e diventare colui che sceglie in quale modo manifestarsi nel mondo.
Facciamo qualche esempio per comprendere meglio la possibilità di scelta che sempre abbiamo.
Se decidi di manifestarti con la maschera di madre anche quando esci con le amiche, poi non lamentarti che non hai tempo per te e che non riesci a soddisfare le tue esigenze di donna: hai scelto di impiegarlo parlando di tuo figlio! Hai dato più valore al tuo ruolo di madre che non alla tua essenza di donna.
Se con i tuoi colleghi vuoi fare il gradasso raccontando le tue imprese mirabolanti, poi non lamentarti del fatto che non esci mai con nessuno. È ovvio che eviterai come la peste situazioni in cui qualcuno possa verificare che, in fondo, di mirabolante c’è solo la tua fantasia! Hai consentito alla tua maschera di prendere il sopravvento, anziché approfondire la tua esigenza di manifestarti come un grande uomo.
C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno
(Luigi Pirandello, “Uno, nessuno e centomila”)
Il regista che crea le scene
Nel momento in cui diventiamo consapevoli delle nostre maschere, perché scegliamo quali indossare, perché comprendiamo che sono soltanto strumenti di espressione, perché capiamo che possono essere create su misura… ecco che l’accento cade su “chi” dirige queste operazioni, quel regista che crea il racconto della nostra vita e definisce i ruoli che andremo a ricoprire.
Quel “chi” che Osho definisce “testimone” e che possiamo sperimentare durante una meditazione o un momento di pace totale. Quella parte di noi profonda che non si identifica con la personalità, ma che vive in eterno come pura fonte.
“Tu non sei la tua personalità. E’ una maschera che gli altri ti hanno messo addosso, non è la tua vera realtà, non è il tuo volto originale.”
(Osho)
Sembra un paradosso, ma forse puoi intuire che, recitando consapevolmente le nostre maschere, finiamo per scoprire chi è che le indossa… Chi è, in fondo, l’attore? Un uomo, una donna, un essere, un’essenza.
Qual è, dunque, la mia risposta alla questione che ho posto nel titolo: “è possibile liberarsi dalle maschere?”?
Sì, è possibile, imparando a usarle consapevolmente, mantenendo un fresco contatto con il proprio centro, il proprio Sé, la propria essenza!
Se, come è magicamente accaduto a me tanti anni fa, anche a te piacerebbe entrare in contatto con la tua essenza e imparare a vedere le maschere come mezzi e non come prigioni, ho creato un’occasione speciale che fa proprio al caso tuo: il seminario residenziale “Dalle maschere all’essenza”! Si terrà dal 13 al 15 settembre 2019 in una malga sprofondata nella natura, alla quale sempre mi rivolgo per avere sostegno nelle esperienze che propongo.
[foto: Elnur Amikishiyev]
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