
“Meditare fa bene… è vero, ma che fatica!”. Scommetto che anche nella tua testa, almeno una volta, è balenato questo pensiero! Se anche tu sei un* di quelli per cui meditare è difficile, pur sapendo quanto sia importante, benvenut* nel club! Fra qualche paragrafo ti racconterò come ho fatto io…
Come tieni la tua mente?
Avrai sperimentato anche tu che una mente in confusione è una mente che genera frustrazioni e infelicità, e, viceversa, che una mente ordinata è una mente che produce armonia e gioia.
Saprai anche tu che la meditazione è uno degli strumenti migliori per creare ordine e pace nella mente.
Ma…
- in occidente non ci hanno mai abituati a meditare;
- lo stile di vita che seguiamo ci rende difficile fermarci;
- percepiamo ogni pausa come una perdita di tempo;
- abbiamo sempre tante priorità che spostano la nostra attenzione sul fare, trascurando l’essere.
Tutto questo rende faticoso fermarsi e prendersi del tempo per osservare la propria mente e ci spinge a perdere di vista il nostro mondo interiore e a lasciare che vi si accumulino spazzatura e caos.
Hai presente uno sgabuzzino che non apri mai, se non per infilarci l’ennesima cosa che non usi più, ma che “Forse un giorno mi servirà?!”.
Ecco, con il nostro mondo interiore accade spesso la stessa cosa: non ci soffermiamo a ripulirlo e ci depositiamo scarti e residui.
Siccome, con la porta chiusa dello sgabuzzino, non vediamo mai ciò che contiene, crediamo che vada bene così.
Salvo poi accorgerci di qualche odore maleodorante che arriva non si sa da dove, di ondate di polvere che si espandono in casa ogni volta che, anche solo per sbaglio, apri quella porta, e salvo poi trovarsi senza più un angolo dove depositare ciò che realmente ti potrà servire!
Chiara la metafora?!
Anche se meditare è difficile, crea ordine e armonia, mentre una mente disordinata è una mente che in qualche modo inquina le nostre giornate e il nostro stato naturale di pace e serenità.
Dunque: abbiamo bisogno di meditare, ma, di fatto, non ne siamo capaci. Come uscirne?
La mia risposta sono sempre state le Meditazioni Attive di Osho, e adesso ti spiego quali meravigliosi benefici mi hanno sempre portato e perché sono facilmente avvicinabili da tutti!
Per chi sono state concepite le meditazioni attive di Osho?
Mi piace definire questa gamma di tecniche come la meditazione per gli occidentali. Infatti, il loro creatore, Osho, fu un grande maestro indiano che, girando il mondo e radunando discepoli dai cinque continenti, ebbe modo di conoscere da vicino il nostro stile di vita e le nostre forme mentis dominanti.
Osservando le difficoltà a meditare tipiche degli occidentali, concepì queste tecniche, adatte a chi fatica a stare fermo in meditazione, a chi in qualche modo la teme, a chi trascura il proprio corpo e le proprie emozioni, a chi lavora molto con il cervello, a chi è pieno di insoddisfazioni e frustrazioni e non sa come lasciarle uscire, a chi cerca una via per la spiritualità ma non sa da che parte iniziare…
Guidando almeno un centinaio di meditazioni attive, ho conosciuto tante tipologie di persone e non ce n’è stata una che non sia stata meglio dopo aver praticato questo tipo di tecniche! Io stessa mi sono avvicinata alla meditazione attraverso le tecniche attive di Osho, perché anche per me è sempre stato difficile meditare…
Ciascuno può trovare i propri benefici soggettivi e non c’è dubbio che il miglior modo per conoscerle sia sperimentarle, come disse sempre Osho. Tuttavia, sono certa che le sue parole sapranno illuminarti su questo affascinante mondo mistico che, però, è alla portata di tutti.
L’uomo moderno è un fenomeno totalmente nuovo. Non possono essere utilizzati metodi tradizionali esattamente per come sono, l’uomo moderno non è mai esistito prima, per cui, in un certo modo, tutti i metodi tradizionali sono diventati irrilevanti.
Per esempio il corpo è cambiato moltissimo, è così intossicato che nessun metodo tradizionale può essere d’aiuto, tutta l’atmosfera adesso è artificiale: l’aria, l’acqua, la società, le condizioni di vita. Niente è naturale, siete nati in maniera artificiale, e vi sviluppate così, quindi oggi metodi tradizionali sarebbero dannosi, devono essere modificati in accordo con la situazione moderna.
Un’altra cosa è la qualità della mente che è fondamentalmente cambiata. All’epoca di Patanjali, il più famoso commentatore dello yoga, il centro della personalità umana non era il cervello, era il cuore. Prima di questo periodo, non era neanche nel cuore, ma ancora più in basso, vicino al secondo chakra, ma è andato sempre più lontano, adesso è nel cervello. Per questo motivo gli insegnamenti come quelli di Krishnamurti hanno seguito, non c’è bisogno di metodi, o di tecniche – solo comprensione. Ma se è solo una comprensione verbale, intellettuale, nulla può cambiare, o trasformarvi. Diventa di nuovo un accumularsi di conoscenza.
Adopero metodi caotici invece di metodi sistematici, un metodo caotico aiuta molto nello spingere il centro sotto, lontano dal cervello, non si può fare con metodi sistematici in quanto il metodo sistematico è un lavoro cerebrale. Attraverso un metodo sistematico il cervello sarà rinforzato, sarà aggiunta ancora più energia. Attraverso metodi caotici il cervello viene annullato, non ha niente da fare, il metodo è così caotico che il centro automaticamente viene portato dal cervello al cuore. […]
Adopero questi metodi caotici con considerazione reale, la metodologia sistematica non sarà di aiuto, il cervello la userà come uno strumento proprio, né potrà aiutare il solo cantilenare bhajans, il cuore è adesso così pesante che non potrà fiorire cantando, la consapevolezza dovrà essere spostata giù verso la sorgente, le radici, solo allora avrete la possibilità di trasformarvi, per questo adopero metodi caotici per spingere la consapevolezza sotto spostandola dal cervello.
Ogni volta che siete nel caos, il cervello smette di funzionare. Per esempio, se state guidando una macchina e qualcuno corre di fronte a voi, la reazione è così improvvisa che non può venire dal cervello, il cervello prende tempo. Pensa su quello che può essere fatto o no. Quindi ogni volta che esiste la possibilità di un incidente e premete sul freno, sentite una sensazione vicino al navel, come se fosse lo stomaco a reagire, la consapevolezza è spinta in basso verso la pancia per l’incidente. Se fosse possibile calcolare l’incidente prima, il cervello sarebbe capace di accordarsi, ma se siete in un incidente, succede qualcosa di sconosciuto, allora potete notare che la consapevolezza si è spostata verso il secondo chakra.
Se chiedete ad un monaco Zen, “Dov’è la parte in cui pensi?” metterà le mani sulla pancia. Quando gli occidentali vengono in contatto con monaci Giapponesi, per la prima volta non capiscono, “Che cosa senza senso! Come potete pensare con la pancia?”
Ma la risposta Zen è piena di significato. La consapevolezza può adoperare qualsiasi centro nel corpo, ed il centro più vicino al centro originale è il navel. Il cervello è molto lontano dalla sorgente originale, quindi se l’energia vitale si muove verso l’esterno, il centro della consapevolezza sarà nel cervello, ma se si muove verso l’interno, il navel sarà alla fine il centro.I metodi caotici sono necessari per spingere la consapevolezza verso le sue radici, solo allora sarà possibile la trasformazione. Altrimenti andrete avanti verbalizzando e non sarà possibile alcuna trasformazione. Non è sufficiente sapere solo che cosa è giusto, dovete trasformare le radici, altrimenti non cambierete.
Quando conoscete la cosa giusta e non potete far nulla, diventa una tensione doppia, comprendete, ma non potete far nulla. La comprensione diventa significativa solo quando proviene dal navel, dalle radici. Se comprendete con il cervello, non vi trasformerete.
(Osho, The Psychology of the Esoteric, Talk #4)
La verità suprema non può essere conosciuta con il cervello, quando funzionate con esso siete in conflitto con le radici da cui siete venuti, e tutto il problema è che vi siete spostati lontano dal navel, da dove siete venuti e dove morirete, e dovreste tornare alle radici, ma il tornare è difficile, arduo.
Ora, forse, ti sarà più chiaro il motivo per cui queste meditazioni si sono diffuse in tutto il mondo, soprattutto occidentale, nel corso di qualche decennio!
La funzione catartica delle Meditazioni Attive
Oggi, le Meditazioni Attive si praticano principalmente nei centri di Osho, oppure all’interno di qualche seminario residenziale, e vengono utilizzate proprio nella loro funzione catartica, perché stimolano il rilascio di tensioni fisiche ed emotive, e svuotano il chiacchiericcio mentale.
Con diverse tecniche, ciascuna di queste meditazioni aiuta a lasciare andare, liberarsi, scaricare a terra ciò che ormai non ci serve più, alleggerendoci e creando quel vuoto in cui possono finalmente affiorare amore, pace e gioia.
Si possono praticare da soli o in gruppo. Il gruppo aumenta sempre gli effetti della meditazione, perché amplifica l’energia rendendo l’esperienza più profonda e trasformativa.
Ogni meditazione dura un’ora circa, è guidata da una base musicale, prevede diverse fasi in cui il corpo e le emozioni vengono messi in movimento e richiede uno spazio e un tempo dedicati.
Quindi, se si vuole praticarle in autonomia, è bene staccare il telefono, avvisare di non essere disturbati e chiudersi in una stanza che dia possibilità di movimento, oppure scegliere un posto all’aperto dove non passano altre persone.
Se non vuoi più dire “Meditare è difficile”
Bene, ora che sai qualcosa in più su come superare certe difficoltà nel meditare, perché non ti prendi un impegno con te stess*, affinché tutto ciò che hai letto finora non si disperda e tu possa veramente creare l’occasione per iniziare a portare un po’ di armonia e serenità nella tua vita?
Come ti accennavo, esistono diversi centri di Osho, in Italia e all’estero: per trovare quello più vicino a te, basta che cerchi in Google “centro di Osho [nome della tua provincia]”.
Se hai già praticato Meditazioni Attive, probabilmente saprai che puoi sperimentarle anche in autonomia, scaricando le musiche che trovi on line.
Se non le hai mai praticate, il mio consiglio è quello di fare prima esperienza in gruppo, in modo da poterti abbandonare alla pratica senza concentrarti sui passaggi.
Se vivi vicino a Treviso, puoi unirti al prossimo corso di Meditazioni Attive.
Se anche per te meditare è difficile, questa potrebbe proprio essere l’occasione giusta per dedicarti con gioia e semplicità al tuo mondo interiore!
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