fate e gnomi
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Lo ammetto: ho sempre ritenuto che fate, gnomi e folletti fossero “solamente” personaggi mitologici o favolistici. Però… se ogni mito ha un fondamento e se esistono svariate testimonianze che incrociano le gesta di queste entità… allora la mia mente si è aperta alla possibilità… rimanendone piacevolmente sorpresa. Vi porto in viaggio con me!

Con una piccola premessa: sappiamo ormai che vediamo quello che ci hanno abituati a vedere; sentiamo quello che ci hanno autorizzati a sentire e così via per ogni nostra percezione (ne ho parlato anche in questo post). La nostra mente cresce inchiodata in schemi così rigidi che molto spesso l’esercizio del “pensiero laterale” o di tecniche di sviluppo del potenziale umano non sono sufficienti a scardinare.

Se, viceversa, la nostra mente fosse libera di svilupparsi, potremmo aprirci ad esperienze che hanno dell’incredibile… incredibile per una mente imbrigliata!

È quindi per divertimento e sete di “conoscenza non imbrigliata” che oggi ho intervistato un uomo la cui mente è estremamente dinamica, andando con lui alla scoperta di ciò che “non è visibile”: fate e folletti del bosco, esseri pittoreschi che la nostra cultura relega nel mondo della fantasia! Proviamo a sbirciare in altre possibili realtà…

Il nostro uomo è nato in Italia negli anni quaranta, quando la cultura era diversa e l’epoca storica costringeva i bambini a vivere di stratagemmi e creatività, quando, in poche parole, la pappa non era servita sullo schermo di un videogioco o in una scatola griffata; quando, nella drammaticità e nella durezza del periodo era bello ingegnarsi per creare nuovi giochi e passatempi. È anche grazie a una formazione esperienziale e libera, oltre che per una predisposizione naturale, che quest’uomo nella sua vita ha vissuto esperienze straordinarie – che magari un giorno racconterò -, tra cui l’incontro con fate e gnomi.
Lo chiameremo Sirio, nel rispetto della sua privacy.


Ciao Sirio, prima di addentrarci nella narrazione dei tuoi incontri ai confini della realtà (codificata), ci racconti qualcosa della tua infanzia? Te lo chiedo perché sono convinta che solo ad una mente libera e aperta possano svelarsi certe esperienze…

Beh, innanzitutto c’è da dire che da piccolo mi sentivo orfano: mio padre in effetti era morto quando avevo tre anni, mentre mia madre, dovendo mantenere sette fratelli, lavorava giorno e notte. Così mi cercavo l’affetto e i giochi in giro per il piccolo mondo che all’epoca potevo esplorare… e di scoperte ne ho fatte tante! La guerra aveva lasciato tante tracce di sé: nelle mie esplorazioni trovavo armi partigiane e tesori nazisti, bunker grandi come cittadine, documenti e decorazioni di guerra, che poi usavo per scambi e baratti per soddisfare i miei desideri di bambino: i biglietti per il cinema, l’ingresso al pattinaggio per me e per gli amici…

Quindi possiamo dire che per la tua mente era “normale” imbattersi nelle situazioni più strane…

Certamente! Il mio senso dell’avventura era molto sviluppato. C’è da dire poi che da piccoli giocavamo sempre con quello che c’era, e anche con quello che non c’era… camminando per i portici della mia città vedevi ad esempio un bambino che correva a braccia aperte nel vento (quello ero io!) o altri che “pedalavano” su una ringhiera sognando che fosse una bicicletta!

E da esperienze “normali” eppure creative, come sei passato a vivere esperienze così inverosimili come veder fate e folletti?

La porta per entrare in questo mondo me la aprì la madre superiora del collegio in cui la mamma, malata per un certo periodo, mi aveva messo. Da quando mi conosceva, la suora mi consigliava sempre di guardare attentamente la natura, il cielo, le foglie e il movimento degli alberi… Mi aveva raccontato che ogni albero ti chiama quando gli passi accanto e che ogni persona ha il proprio albero. Sopratutto, quando mi prendeva con sé per evitare che facessi il monello in giro per il collegio, e mi vedeva triste perché la mia mamma la domenica non veniva a prendermi come accadeva per tutti gli altri bambini, la madre superiora mi trattava con dolcezza dicendomi: “Non vedi quanto sei fortunato? Ora hai il cortile e l’orto tutti per te, puoi parlare con le piante senza che nessuno vi disturbi!…”. Sentivo che mi stava indicando una strada…

Mi hai detto che hai avuto più volte occasione di incontrare fate e folletti: ci racconti la tua “prima volta”?

La prima volta avevo sette anni e mi trovavo in un bosco in una giornata senza vento e piena di sole. Adocchiai una pianta di felce e fra le sue foglie vidi uno strano movimento e riflessi di un verde diverso dal resto della pianta. Incuriosito, mi avvicinai con cautela e spostai dolcemente le foglie della felce: lì vidi, sorpreso, il volto di uno gnomo…

Caspita! E com’era fatto?!

Non aveva la barba e il suo naso era a patatina. Gli occhi sufficientemente sbalorditi dal fatto che lo avessi scoperto! Indossava un cappello verde chiaro allacciato sotto il mento. I pantaloni erano tinta noce e le scarpette abbastanza grossolane. Era sdraiato a pancia in su con le gambe per aria, probabilmente era appena capitombolato tra le foglie della felce… Allungai una mano per farlo alzare, ma lui, con la velocità di un furetto, si alzò da solo e sparì tra le felci!

Lo hai più visto?

Tornai sul posto parecchie volte, chiedendogli, se era nei paraggi, di farsi vedere… ma non lo vidi più! Poi, nel corso degli anni, mi accadde di trovarne ancora… Un’altra volta, ad esempio, mentre andavo a funghi in un altro bosco – avevo sui sedici anni – mi sono fermato per mangiarmi un panino e sentii il rumore di un ramo che si spezzava che veniva dall’alto di un albero. Alzai gli occhi di fronte a me e vidi proprio uno gnomo, col cappello di colore verde un po’ scuro e con i pantaloni rossi. Allungò la mano lanciandomi una noce o una nocciola, non vidi bene e mi scappò di mano, ma lo ringraziai ugualmente! Poi anche lui saltò su altro ramo e sparì tra le fronde.

Ti è capitato di vedere anche fate, vero?

Sì, avevo poco più di 18 anni, era appena iniziata l’estate e, ancora una volta, stavo andando a funghi al mattino molto presto, verso le 6, in un bosco che contorna un suggestivo laghetto. Mi sdraiai un attimo e sentii uno strano trillio proveniente dal lago. Lì vidi una strana sagoma che emetteva dei bagliori, come in trasparenza. Fissai quel punto e mi accorsi che erano ali lunghe sui 15 cm e in trasparenza si intravvedeva un corpicino molto esile con i capelli neri. Era proprio una fatina! Era scalza e si divertiva ad aprire i petali delle ninfe ancora chiuse sulla superficie del lago.
Rimasi abbastanza stupito perché poi mi passò quasi davanti gesticolando con la mano come ad accennare un saluto. Risposi al suo saluto…

Una domanda un po’ indiscreta, a beneficio di coloro che potrebbero dubitare della tua sanità mentale! Hai mai parlato con qualcuno di queste tue esperienze?

Veramente lo evitavo, sapevo che in molti avrebbero potuto scambiarmi per pazzo o per uno dall’immaginazione molto sviluppata! Ma all’epoca alcuni miei amici mi raccontavano che parlavano con gnomi e fate; qualcuno aveva un rapporto più stretto del mio: andava in un certo posto, chiamava gli amici folletti e quelli arrivavano. Con questi bambini mi sentivo di parlare liberamente dei miei incontri e allora ricevevo ulteriore conferma dell’esistenza di fate e gnomi e del fatto che condividono con noi esseri umani il pianeta terra!

Grazie per queste tue condivisioni. Da “uomo di mondo”, che vive comunque all’interno di certi canoni e convenzioni sociali, come ti spieghi la presenza di esseri così fiabeschi, che solo pochi riescono a vedere?

È semplice: vivono anche loro nel nostro pianeta e come tali li ho accettati! Per me, sin dalla prima volta che li ho visti, erano normali abitanti del bosco. Nessun libro mi aveva detto che fate e gnomi non esistono. Nessun documentario televisivo mi spiegava come era fatto il mondo. La mia conoscenza del mondo veniva dalla mia esperienza. E fortunatamente la mia mente era sufficientemente libera e aperta per far sentire a loro agio queste creature, che altrimenti si nascondono da occhi che considerano indiscreti e che potrebbero classificarle male.

Cosa vorresti dire a chi desidera unirsi alla natura al punto da cercare di poter vedere anche questi esseri del bosco?
Consiglio di osservare molto di più e nei dettagli la natura, il nostro più grande maestro. Quando entrate in un bosco osservate tutti i particolari, soprattutto nelle zone ricche di felce, e qualcosa verrà a galla…

 

Ti ringrazio molto Sirio, a beneficio di tutti coloro che credono che la realtà sia molto più straordinaria di quella che pensiamo di vivere… e che stanno cercando le prove!


Sono curiosa: voi che ci leggete, avete mai incontrato fate o folletti o altri esseri “fiabeschi”? Mi piacerebbe arricchire questo post con altre esperienze… me le scrivete?!

Perché non incontriamo le fate

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