danza meditazioneChi di voi non concepisce la danza come un’attività ricreativa o una forma di esercizio, alzi la mano! Immagino siate veramente pochi… Eppure, sin dall’antichità, la danza ha un profondo risvolto spirituale.

Nel corso dei secoli si è perso il senso spirituale primario della danza; anche altre “vie di accesso” al divino, ad esempio la sessualità e le piante sacre, si sono perse nel mondo della ricreazione. Eppure, sin dall’antichità, in ogni angolo del mondo le popolazioni hanno fatto ricorso alla danza e a pratiche “estatiche” per connettersi al mondo spirituale, passando per uno stato di “non-mente”, in altre parole: meditazione.

Danza e meditazione

Il nesso intrinseco fra danza e meditazione è fortissimo.
Danzando, corpo, emozioni e mente si allineano, grazie al movimento, alla catarsi, al ritmo e al suono. È allora che si liberano le energie inespresse e si ripuliscono i canali percettivi. Ed è allora che, se l’intento del danzatore è rivolto verso “l’alto”, si schiude a un’energia sottile, gioiosa e pervadente.
Allo stesso modo, quando si medita, si siede in silenzio fino a che la mente non si svuota, divenendo un veicolo vuoto. È solo allora che la nostra essenza può venire alla superficie.

Osho e la danza

Il maestro spirituale Osho Rajneesh, vissuto nel secolo scorso, colse e valorizzò il nesso fra danza e meditazione, creando una serie di meditazioni dinamiche che includono momenti di danza, anche molto lunghi. Osho ebbe un’intuizione: per l’uomo occidentale, sempre in movimento, è difficilissimo meditare seguendo la tradizione orientale, per lo più statica. “Facciamolo muovere prima di entrare in meditazione” pensò. È per questo che tutte le sue meditazioni sono “attive”, in quanto fondate sul movimento. E la meditazione accade solo al termine.
Fra tutte, la meditazione Nataraj prevede la danza per la maggior parte del tempo: una danza che diventa totale, che annulla le divisioni interne e apre al senso dell’Uno. Tutti noi, in qualche modo, in fondo a ogni nostra esigenza, bramiamo di ricongiungerci all’Uno. Sperimentare la danza in questa chiave è realmente un dono!

“Dimentica colui che danza, il centro dell’ego, diventa la danza: quella è meditazione. Danza così intensamente da dimenticare completamente che “tu” stai danzando e comincia a sentire che sei la danza. Ogni divisione deve scomparire, allora diventa meditazione; se esiste ancora una divisione, si tratta solo di un esercizio: buono, salutare, ma non si può dire che sia spirituale.
È un semplice ballo; il ballo di per sé è una cosa salutare: nei suoi limiti, è ottimo. Alla fine ti senti fresco e ringiovanito; ma non è ancora meditazione. Colui che danza deve arrivare a scomparire, finché rimane solo la danza….Non restare in disparte, non essere un osservatore. Partecipa! E sii giocoso. Ricordati sempre questa parola: “Gioco”. Con me è fondamentale”. (Osho, “Il libro arancione“)

Quando la danza è la porta per la spiritualità

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