La rabbia è una delle emozioni primarie dell’essere umano e spesso permea molti pensieri, emozioni, sensazioni e comportamenti che mettiamo in atto nelle nostre relazioni con gli altri e con noi stessi. Dal racconto “L’Orso dalla luna crescente” inserito da Clarissa Pinkola Estés nel suo bestseller “Donne che corrono coi lupi“, emerge un “modello completo per affrontare e guarire la collera“, che vi riporto mantenendo le sue esatte parole, ma sotto forma di elenco puntato per agevolare la lettura:
- ricercare una forza salutare saggia e quieta (la guaritrice),
- accettare la sfida di penetrare nel territorio psichico a cui non ci si era mai avvicinate (la scalata della montagna),
- riconoscere le illusioni (superare i massi, correre sotto gli alberi),
- mettere a riposo antichi pensieri e sentimenti ossessivi (incontro con i muen-botoke, gli inquieti spiriti privi di parenti che si occupino della loro sepoltura),
- sollecitare il grande compassionevole Sé (nutrire pazientemente l’orso e attendere che ricambi la gentilezza),
- comprendere il lato ringhiante della psiche compassionevole (riconoscere che l’orso, il Sé compassionevole, non è docile)
Fra le parentesi trovate i riferimenti alla storia”L’Orso dalla luna crescente”: se non l’avete letta, vi sarà sufficiente anche solo soffermarvici un istante per trarne intuizioni importanti.
Non sono passaggi semplici, perché richiedono una forza che solo una motivazione chiara e radicata può dare. Ma sono passaggi alchemici, in grado di restituire alla collera la sua dimensione di energia fruibile in altri progetti di vita. E presuppongono una presa di coscienza importante. Vediamone alcuni aspetti.
Quando la rabbia è troppa
Mi è capitato recentemente di fare qualche sessione individuale con una donna accecata dalla rabbia verso il marito, reo di non averla valorizzata abbastanza in dieci anni di attività imprenditoriale insieme. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’arrivo di una nuova segretaria, particolarmente disinvolta: la rabbia era pronta per esplodere e mandare all’aria tutto, matrimonio e lavoro. Ma passava inosservata e camuffata dietro a rivendicazioni del tipo: “Non è giusto che mi tratti così, lo sta facendo apposta per mettermi da parte; non è più interessato a me; non chiedo molto: basterebbe così poco per tornare come prima…”.
Molto spesso il lamento cela la rabbia e nel suo caso era evidente nei frangenti in cui si tentava di far luce sulle sue dinamiche personali che avevano generato quella situazione, ma la sua mente riportava l’attenzione alle responsabilità del marito.
Non possiamo trasformare la situazioni interiori degli altri, ma abbiamo il potere di cambiare le nostre!
Il presupposto è che ne siamo consapevoli e che accettiamo di mettere da parte le responsabilità degli altri per guardare coraggiosamente alle nostre.
Con la donna ferita e rabbiosa di cui vi ho accennato ho fatto diversi tentativi, avvalendomi di varie tecniche di meditazione e autoguarigione, per portarla a vedere oltre la cortina di fuoco che tormentava le sue emozioni e i suoi pensieri, ma come una molla poi tornava alla sua posizione percettiva iniziale. Il carico era troppo per lei da osservare e smaltire e a un certo punto non ha più avuto il coraggio di proseguire il percorso.
Il coraggio di guardare in faccia la realtà premia
Se temporeggiamo e procrastiniamo prima di ricorrere ai rimedi per guarire le nostre ferite potrebbe essere troppo tardi. In un altro passo del suo libro, Clarissa ricorda infatti che “dopo un trauma fisico, prima si interviene e con minore probabilità i suoi effetti si diffonderanno o peggioreranno, e più rapidamente si otterrà la guarigione. Ciò vale anche per i traumi psicologici. In che condizioni saremmo se, essendoci rotte una gamba da piccole, trent’anni dopo la frattura non fosse ancora stata composta?”.
È vero dunque che “Non è mai troppo tardi”, ma è altrettanto vero che più si accumulano risentiti, rabbia, rancori, più è faticoso districare il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato, l’opportuno dall’inopportuno. Il tempismo spesso premia perché evita il complicarsi delle situazioni, soprattutto quando sono coinvolte altre persone. Ogni volta che ripetiamo un comportamento, ce lo stiamo insegnando nuovamente, fortificandolo e rendendocene più difficile la liberazione.
Soluzione? Non ignoriamo i segnali e troviamo il coraggio per sciogliere i nodi, fosse anche chiedendo aiuto a chi può darcelo: potrebbe essere difficile, richiederci impegno, forza e pazienza, ma è sicuramente più semplice che attendere che la situazione peggiori!
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