igor sibaldi intervista

Igor Sibaldi racconta che i primi desideri che normalmente si realizzano attraverso la tecnica dei 101 desideri sono quelli a cui teniamo di meno, oppure che ci sembrano “strambi”: sono quei desideri a cui non abbiamo mai dato un particolare peso, che non abbiamo mai investito di particolari aspettative e che dunque non abbiamo mai sovraccaricato di cumuli di tensioni.

Viceversa, i nostri desideri “storici” sono i più ostici a prendere forma, per il semplice motivo che sono invischiati nei legacci creati dalla nostra mente, ben stretti con i tiranti delle nostre emozioni.

Ho iniziato a seguire la tecnica dei 101 desideri quasi un mese e mezzo fa e mi sono trovata di fronte a una serie di interrogativi, che ho riepilogato sotto forma di spunti e stimoli in risposta a tre domande. Fino ad arrivare a intervistare Igor Sibaldi su questi temi 🙂 Il video dell’intervista è qui sotto.

Cosa desidero?

Mi sono posta questa domanda sollecitata dalle argomentazioni di Sibaldi, che esorta a oltrepassare i limiti che ci poniamo nel desiderare. Ci troviamo spesso imbavagliati nell’esporre il nostro sentire più autentico, le nostre ambizioni più intime, le nostre aspettative più raffinate. Il bavaglio è fatto dei confini che abbiamo costruito intorno a noi, mentre il desiderio è il “cavallo di Troia” che ci consente di entrare in territori stranieri oltrepassando quei limiti, beffando i guardiani posti a sorvegliare il recinto della nostra esistenza.

Per questo è importante che i desideri siano “spinti” oltre la cortina di fumo che ci impedisce di vedere la vita nella sua grandiosità. Un desiderio, per avere la forza di trainarci oltre la nostra vita “ordinaria”, deve essere formulato pensando a ciò che vorremmo realmente, e non a ciò che il nostro attuale buon senso ci suggerisce. Il buon senso è uno dei guardiani che ci impediscono di uscire dal recinto!

Osiamo e “disobbediamo” 😉

Chi desidera?

Questa domanda nasce spontanea dalla precedente: se non è il mio io “ordinario”, così limitato e poco ambizioso, il deputato ideale per esprimere i desideri, allora chi può farlo affinché si inneschi un meccanismo virtuoso?

Inoltre, se i desideri che esprimo non sono “ecologici” rispetto al mio sistema di vita, sto veramente immettendo energia pulita nella mia esistenza oppure rischio di inquinarla?

E poi, se, come tratteggia Rumi, l’essere è come una locanda, in cui ogni istante può entrare un ospite nuovo, qual è il desiderio giusto? Ce n’è uno per ciascun momento?

Capire “chi” esprime i desideri è fondamentale per poter creare una linea di vita realmente migliore rispetto a quella attuale, evitando di girare intorno al nodo cruciale: la nostra felicità!

Un desiderio espresso da un “io” transitorio, infatti, si rivelerà fallace e probabilmente foriero di “effetti collaterali” rischiosi e spiacevoli.

Un desiderio espresso da un “io” quanto meno vicino alla nostra parte più autentica sarà invece propulsore per la nostra evoluzione.

Quanto desidero?

Come scritto all’inizio di questo post, le resistenze che si innescano di fronte alla realizzazione di un desiderio sono tanto più consistenti quanto più investimento emotivo vi abbiamo riversato. Generalmente se un desiderio è con noi da tanto tempo, le incrostazioni saranno più accentuate ed evidenti. Viceversa, un desiderio “fresco” di concepimento sarà più libero di muoversi, proprio come un bambino, transitando dai livelli sottili dell’energia a quelli più grossolani della manifestazione. Desiderare “troppo”, dunque, generalmente diventa un ostacolo!

Vadim Zeland, canalizzatore della tecnica del Transurfing, traccia una precisa distinzione fra desideri espressi dall’intenzione interna (che nel suo linguaggio è propria della mente, costellata dunque di dubbi e di paure) e dall’intenzione esterna (frutto dell’unione fra anima e ragione, generatrice di una convinzione assoluta e totalizzante rispetto alla certezza della realizzazione del desiderio).

E a proposito di resistenze, sapete quante ne ho messe in atto per riuscire a intervistare Igor Sibaldi?! Senza enumerarle per non tediarvi, le quantifico in termini di tempo: un giorno intero per riuscire a ottenere l’intervista (cioè l’intera durata del seminario “Disobbedienza, immaginazione e desideri”, organizzato a Treviso da Spazio Zero) e la mezza giornata successiva per riuscire a scaricare il video, elaborarlo e infine pubblicarlo! Lo potete vedere qui sotto, dura un paio di minuti: buona visione!