segnali di luceÈ mattino prestissimo, un incenso non ci sta mai male, il silenzio quasi totale, le luci ancora soffuse… E oggi ho deciso che è il “risveglio” giusto per riprendere il mio blog.
“Ma… il sito non è ancora pronto!”
Sì, lo so, e chissenefrega!
“E… se qualcuno pensasse che ti presenti male?”
Ebbene, sono qui per fugare ogni dubbio e lasciar parlare la mia anima, poco importa!

Perché è per far uscire la voce più intima di me che sono venuta su questa terra. Per incarnare quel filo sottile che lega l’uomo al divino, lungo il quale innalzarsi per estendere la propria consapevolezza.

Così questo primo post di una nuova era (personale), per ora soltanto leggermente tracciata, si apre con due righe scritte ieri, in momenti nutriti dalla lettura di quel personaggio che ha ben poco dell’umano e che si fa chiamare Vadim Zeland.

“La suora bianca in bicicletta”

L’ho vista per la prima volta in questo giardino, dove mai prima d’oggi era apparso un intermediario, socialmente inquadrato come tale, di Dio.

È delizioso sostare in quella dimensione a mezz’aria dove percepisci ogni evento come un gioco – frutto di una scelta, ogni idea come un puro pensiero – frutto di una sintonizzazione su frequenze ben precise e ogni opportunità come un dono divino – frutto della tua apertura al mondo sottile.
È come il galleggiare di un’astronauta, che si muove senza peso verso questo o quell’oggetto che ha deciso di voler afferrare.
Ed è proprio qui che ti arrivano segnali inconsueti, nati magari dalle pagine di un libro che hai appena letto, oppure dalla loro interazione con la tua immaginazione, o ancora dal filtro del tuo sistema psicofisico impressionato di suggestioni diverse dal solito.
È proprio qui che per la prima volta in questo giardino vedi sfilare una suora in abito bianco in bicicletta, mentre anche tu sei tutta vestita di bianco, e probabilmente entrambe cercate pedalando un collegamento con Dio.
Ma la bicicletta è lenta… perché non provare a immaginare di volare?

La suora bianca in bicicletta

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